La smentita arriva da uno studio condotto in California.
Arriva da uno studio realizzato in California la smentita sulla presunta correlazione tra vaccini − in particolare contro epatite B e papilloma virus − emalattie demielinizzanti come la sclerosi multipla.
Le malattie demielinizzanti sono delle malattie autoimmuni. Il sistema immunitario − che normalmente dovrebbe colpire solo virus, batteri e altri agenti infettivi − comincia ad attaccare il proprio organismo. Nel caso delle malattie menzionate, il bersaglio è una proteina che costituisce la mielina, la sostanza che avvolge i nervi e ne garantisce il corretto funzionamento.
Lo studio ha considerato 3,5 milioni di abitanti della California del Sud. Da questi sono stati selezionati tutti i casi di sclerosi multipla o di altre malattie demielinizzanti attraverso un’analisi della documentazione medica elettronica, ovvero quelle informazioni che vengono inserite nei computer nel corso di visite, ricoveri ospedalieri, accessi al pronto soccorso e altri esami diagnostici. I casi ammontano a 780 persone.
Ogni persona è stata poi “confrontata” con altre 5, paragonabili per caratteristiche come età, sesso e quartiere di residenza, per un totale di quasi 4 mila persone.
L’oggetto del confronto sono state le vaccinazioni effettuate entro 3 anni dall’insorgenza della malattia demielinizzante. La domanda che i ricercatori si sono posti è stata: di queste 780 persone che hanno sviluppato una malattia demielinizzante come la sclerosi multipla, quanti avevano effettuato un vaccino 15 giorni prima? E quanti il mese prima? E così via per un mese e mezzo, 3 mesi, 6 mesi, 1 anno e 3 anni. E soprattutto: quale vaccino era stato loro somministrato?
Lo studio ha dimostrato che non esiste una correlazione a lungo termine tra vaccini e sviluppo di sclerosi multipla o di altre malattie demielinizzanti. La smentita vale per tutte le vaccinazioni, incluse epatite B e papilloma virus, finite spesso sotto la lente di ingrandimento dei ricercatori per questo motivo.
Tuttavia, nelle persone con meno di 50 anni di età, i ricercatori hanno osservato un rischio maggiore per queste malattie entro 30 giorni dalla vaccinazione, senza particolari differenze a seconda del tipo di vaccino. Superato il limite dei primi 30 giorni, non permarrebbe alcun rischio.
I ricercatori, anche attraverso l’analisi e il confronto con altri studi, hanno fornito una spiegazione.
È stato dimostrato come le infezioni aumentino il rischio di recidive nei malati di sclerosi multipla, e come, nei bambini, aumentino il rischio di sviluppare un particolare sottotipo di malattia demielinizzante. Le vaccinazioni, “imitando” il processo di infezione − pur senza causare la malattia infettiva − potrebbero avere un effetto simile.
L’ipotesi, quindi, è che la vaccinazione possa solamente accelerare la comparsa dei sintomi in persone che sono già affette da malattie demielinizzanti, ma nelle quali i sintomi non si sono ancora manifestati.
«I nostri dati non supportano una relazione causale tra i vaccini attualmente in uso e il rischio di sclerosi multipla o altre malattie demielinizzanti del sistema nervoso − hanno commentato gli Autori − Pertanto, la nostra ricerca non implica alcuna modifica delle politiche vaccinali attualmente in vigore».
PA/AF