La diffusione del virus rivela le falle della sorveglianza.
Un recente studio, condotto in Cina, e pubblicato sulla rivista Bmc Infectious Diseases, ha provato spiegare perché, nonostante il vaccino contro il morbillo sia offerto a tutti i bambini dal 2006 (la prima dose a otto mesi, la seconda entro i due anni), ci siano ancora focolai epidemici. Questi si verificano soprattutto nelle regioni rurali.
Ad esempio, nel 2013, nella provincia dello Hu Nan, si sono riportati 215 casi di morbillo, in bambini con meno di tre anni: eppure le autorità sanitarie della zona avevano dichiarato coperture vaccinali del 98 per cento.
Per quanto un quinto dei bambini ammalati avesse ricevuto solo una dose di vaccino, coperture così elevate dovrebbero comunque garantire, grazie alla “immunità di gruppo”, protezione anche ai bambini troppo piccoli per completare il ciclo vaccinale.
Lo studio è quindi andato a ricalcolare le coperture vaccinali, facendo particolare attenzione alla popolazione di riferimento (il denominatore) su cui fare la proporzione corretta. I ricercatori sono partiti dai familiari e da quanti vivevano a contatto con i malati, utilizzando i registri anagrafici delle prefetture e i registri clinici degli ospedali della provincia. Hanno inoltre effettuato interviste e una raccolta di campioni di sangue per valutare il titolo anticorpale contro il morbillo (ovvero se erano presenti anticorpi in quantità sufficiente a dare protezione).
Lo studio ha valutato la popolazione più giovane (da 9 mesi ai 15 anni), e in tutti i casi le percentuali di copertura si sono rivelate inferiori rispetto all'obiettivo ottimale per il morbillo (90 per cento). In particolare, i livelli calavano molto confrontando la prima e la seconda dose del vaccino (dal 99 per cento fino al 75 per cento), ovvero tra i 2 e i 4 anni, quando la seconda dose dovrebbe già essere stata somministrata. Questo dimostra una volta in più quanto sia importante ricevere entrambe le dosi per proteggersi efficacemente.
«Raccomandiamo di rivedere e valutare i metodi per stimare i livelli di vaccinazione riportati ufficialmente – concludono gli autori dello studio – La diffusione del morbillo era infatti dovuta a una bassa copertura della vaccinazione di routine, in contrasto con gli alti livelli riportati prima dell’epidemia».
CA/AF