Il Piano triennale per le Vaccinazioni approvato poche settimane e entrato in vigore in Gazzetta Ufficiale Sabato 18 Febbraio 2017, rappresenta un’opportunità straordinaria di salute per tutta la popolazione italiana. Si tratta probabilmente del più avanzato Piano vaccinale al mondo, che, nel solco dei Piani Europeo e Globale di Azione Vaccinale (EVAP - GVAP) dell’OMS recepisce le evidenze di efficacia, efficienza – cioè ottimale risultato in rapporto alle risorse impegnate e sicurezza sia dei vaccini tradizionali, sia di quelli che sono stati resi disponibili negli ultimi anni. Il suo obiettivo è offrire a tutti i cittadini, dalla prima infanzia fino all’età anziana, le più ampie possibilità di prevenzione nei confronti di temibili malattie infettive. Si creano finalmente le premesse per una vera ‘equità in alto’, che dovrebbe mettere fine alla disomogenea offerta di vaccinazioni cui abbiamo assistito negli ultimi anni tra le diverse Regioni. Tutto prende le mosse da evidenze oggi inoppugnabili: i vaccini sono dotati di grande efficacia contro le malattie e loro complicanze; hanno un ottimo profilo di sicurezza; sono uno dei migliori investimenti in campo sanitario. A tale proposito, è interessante leggere il capitolo in cui vengono forniti numerosi dati sul risparmio generato per la società e il Servizio Sanitario grazie al raggiungimento di elevate coperture vaccinali. Esse consentono infatti di abbattere casi, complicanze, ospedalizzazioni e morti sia direttamente, sia indirettamente grazie al fenomeno, tipico delle vaccinazioni, della protezione di comunità (‘immunità di gregge’). Il tutto si traduce in un doppio beneficio: per la salute dei cittadini e per la sostenibilità del nostro sistema sanitario, dato che a fronte di un investimento a regime di poco più di 250 milioni di Euro all’anno aggiuntivi, pari a circa l’1% della spesa farmaceutica italiana, si otterranno benefici di lungo termine a livello societario di almeno 4 volte superiori, ma secondo diversi studi internazionali anche molto superiori a tale valore.
Le novità del nuovo PNV
- viene introdotto in calendario il vaccino contro il meningococco B e quello contro le diarree da rotavirus a tutti i neonati;
- la vaccinazione contro la varicella (già offerta in 13 Regioni su 21) a tutti i bambini nel secondo anno di vita;
- il richiamo per meningococco con vaccino quadrivalente anche ai ragazzi già vaccinati nell’infanzia per mantenere la protezione nel tempo.
- la vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV) è estesa anche ai maschi dodicenni,
- sempre in età adolescenziale viene previsto un richiamo contro tetano-difterite-pertosse-polio con vaccino quadrivalente combinato.
- ai sessantacinquenni saranno offerti i vaccini contro pneumococco (due vaccini in sequenza, coniugato e polisaccaridico) e contro l’Herpes zoster.
- si prospetta inoltre (come avviene già da tempo in alcuni Paesi tra i più avanzati) un’estensione dell’offerta dell’anti-influenzale a fasce di età più giovani (dai 60 anni), mentre si presta una particolare attenzione a un’offerta mirata anche ai soggetti già affetti da malattie croniche.
La sfida è ora quella di ‘dare gambe’ ad un Piano così ambizioso. Certamente ci vorrà volontà ferma per trovare le soluzioni organizzative che permettano di raggiungere gli obiettivi prefissati. Anzitutto dovranno essere potenziati i Dipartimenti di Prevenzione anche attraverso reclutamento di personale, che avranno un ruolo strategico nell’attuazione del PNPV e che dovranno coordinare le azioni locali di attuazione e fungere da coordinamento delle varie figure professionali in campo. In particolare ci si riferisce a forme di coinvolgimento attivo di Pediatri di Famiglia e Medici di Medicina Generale nell’ingente sforzo di raggiungere gli obiettivi di copertura in tutte le fasce di età, prevedendo incentivi non più a ‘prestazione’, ma progressivamente crescenti per ‘obiettivi’ di copertura. Premessa indispensabile di un lavoro di equipe di tale portata è la prevista creazione di anagrafi vaccinali uniche regionali, e in prospettiva di un sistema unico nazionale di registrazione delle vaccinazioni, con possibilità per i pediatri e medici di famiglia di accesso e inserimento diretto dei dati per i propri assistiti. Un ulteriore elemento innovativo previsto dal Piano è la opportunità di fare gare di approvvigionamento non più regionali ma nazionali, concordando con i produttori decrementi di costi unitari dei vaccini all’incremento delle coperture. Ciò permetterebbe di ottenere notevoli risparmi (come possibile in Paesi che utilizzano gare nazionali, quali il Regno Unito) accoppiandoli al raggiungimento di obiettivi di salute. Infine, il Piano prevede un ripensamento del concetto di ‘obbligo’ (inteso come dovere di tutela individuale e sociale) che verrà legato per i cittadini alla frequenza scolastica, mentre si configurerà per gli operatori sanitari come dovere deontologico di una comunicazione corretta e secondo scienza del profilo benefici-rischi delle vaccinazioni.
Siamo solo al primo, ma fondamentale tassello di un processo che può rappresentare anche culturalmente un’inversione di tendenza, da una politica di tagli lineari, ad una molto più lungimirante di investimento in salute e ritorno economico. Una grande sfida per tutti gli operatori della Sanità Pubblica.