L'approfondimento sul blog Vaccinar...SI.
I sali di alluminio vengono utilizzati nei vaccini come “adiuvanti”: stimolano la risposta immunitaria, la rendono duratura, e consentono di ridurre la quantità di antigene da inoculare. Potrebbero essere tossici per l’uomo, o per il bambino? Ulrike Schmidleithner ha dedicato a questo argomento un approfondimento sul suo blog Vaccinar…SI.
L’alluminio è contenuto nei vaccini contro difterite, tetano, pertosse, emofilo dell’influenza di tipo B, epatite A, epatite B, pneumococco, meningococco e papilloma virus. Invece è del tutto assente nei vaccini contro morbillo, parotite, rosolia, polio, rotavirus e influenza.
Un bambino che si sottopone a tutte le vaccinazioni raccomandate nel primo anno di vita è esposto ad una quantitá di sali di alluminio pari a pochi millesimi di grammo. Per fare un confronto, si potrebbe prendere in considerazione un particolare tipo di terapia di desensibilizzazione allergica, che comporta un'esposizione all'alluminio superiore rispetto a quella derivante dai vaccini. Il Paul Ehrlich institut (Pei), l'organismo governativo tedesco che si occupa della sicurezza e dell'approvazione dei farmaci, ha stabilito però che l'esposizione è minima rispetto a quella derivata da altri fonti, come l'alimentazione. Da questo punto di vista, quindi, così come la terapia di desensibilizzazione, anche la vaccinazione non comporta un rischio ulteriore per la salute.
Del resto anche Paracelso, padre della tossicologia, scriveva «Ogni sostanza può diventare un veleno: è la dose a fare la differenza».
PA/AF