Evitabili 700 mila casi di cancro cervicale e quasi mezzo milione di decessi.
Il vaccino contro il papillomavirus (Hpv) è diffuso in molte nazioni (vedi figura a fondo pagina). In alcuni Paesi in via di sviluppo, invece, non è ancora stato introdotto poiché esistono perplessità sia sui possibili benefici in termini di salute, sia sull’impatto economico per il sistema sanitario
Uno studio internazionale, pubblicato su Lancet, propone quindi un modello, il “Papillomavirus rapid interface for modelling and economics” (Prime), per valutare gli effetti che può avere sulla salute l’introduzione della vaccinazione alle ragazze di 12 anni. In particolare, il modello considera l’incidenza del cancro della cervice, la mortalità associata, e i relativi costi e/o risparmi.
I risultati dimostrano che la somministrazione del vaccino in 58 milioni di ragazze dell’età di 12 anni, impedirebbe circa 700 mila casi di cancro cervicale e quasi mezzo milione di decessi . Inoltre, comporterebbe un risparmio per il sistema sanitario di oltre 4 miliardi di dollari.
Il vantaggio in termini salute sarebbe maggiore per i Paesi in via di sviluppo, dove l’incidenza di cancro al collo dell’utero è elevata. Il problema fondamentale è il costo del vaccino, ancora troppo oneroso. Tuttavia in 72 nazioni sarebbe possibile l’acquisto a un prezzo inferiore, usufruendo dei finanziamenti sostenuti da Global alliance for vaccines and immunization (Gavi) .
In realtà, il modello Prime potrebbe addirittura aver sottostimato i benefici della vaccinazione : infatti non considera alcuni aspetti, tra cui i tumori in altre parti del corpo associati al virus dell’Hpv, le procedure di screening che in alcuni Paesi potrebbero essere non adeguate (e quindi non in grado di individuare i tumori in fase precoce), il possibile effetto protettivo dei sierotipi contenuti nel vaccino su più tipi di virus, e infine la perdita di produttività lavorativa.
ML/AF