Il Paese era stato dichiarato “morbillo-free” nel 2000.
Conta quarantaquattro casi, il focolaio di morbillo che si è manifestato all’esposizione internazionale canina della cittadina slovena di Vrtojba/Šempeter, al confine con l’Italia. All’evento hanno partecipato più di mille persone provenienti da 27 Paesi, per la maggior parte europei.
A due settimane dell’evento, il centro epidemiologico regionale di Nova Gorica notifica i primi due ammalati di morbillo; entrambi avevano visitato l’esposizione canina. Nello stesso pomeriggio, i casi sospetti salgono a sei; due giorni dopo, sono già quindici.
Più della metà dei malati sono stati contagiati nel corso dell’esposizione; gli altri sono casi secondari. Tra i casi si contano cinque bambini; nessuno di questi era stato vaccinato. Tra i trentanove adulti, invece, uno su tre aveva ricevuto le due dosi previste di vaccino; i restanti non erano stati vaccinati o avevano ricevuto solo una dose.
Già alle prime avvisaglie, le autorità sanitarie hanno avvertito i medici di base e la stampa, e hanno avviato un’indagine sui contatti. Le persone ad alto rischio di complicanze - come i bambini al di sotto dei sei mesi di età, le donne in gravidanza e gli immunodepressi - sono state sottoposte alla profilassi post esposizione, che prevede l’iniezione di anticorpi contro il virus del morbillo.
Era dal 1995 che in Slovenia non si manifestava un focolaio così importante. Grazie alle elevate coperture vaccinali, infatti, dal 2000 al 2009 non si era più verificato un solo caso di morbillo. Il virtuosismo della Slovenia, però, è stato intaccato negli ultimi tre anni dai casi di malattia importati da alcuni Paesi europei (tra cui l’Italia) e da Cuba.
PA/AF